domenica 4 maggio 2008

Arte Collegiale (Chapter 2)

There is quite a strong art influence in Rugby, because of the Art College, producing many fine artists.”
Così la città viene introdotta dalla Knowhere Guide to Rugby.
Poco più di un grosso paese piazzato al centro dell’Inghilterra sulla strada che unisce Londra a Birmingham, Rugby è un piccolo snodo commerciale, un centro di distribuzione da cui transitano molte merci, alcune legali, altre no.
Sono soprattutto le seconde che circolano tra alcuni giovani frequentatori della locale scuola d’arte, luogo da cui i teenager più creativi provano a partire per sganciarsi da un noioso presente, anteprima di un futuro non certamente brillante.
Facile immaginare come la prospettiva di formare e guidare una rock’n’roll band possa essere un attrattiva assai allettante per lo standard di un quattordicenne di provincia.
Proprio a quella età Jason Pierce, studente di incerte speranze, compera una copia di Raw Power, scelta dettata essenzialmente dalla foto di Iggy Pop in copertina, ai suoi occhi vera e propria personificazione del concetto di rock'n'roll.
Quel vinile, acquistato forse casualmente, finirà per essere l’unico a girare sul piatto del suo stereo nel corso di tutto l’anno successivo.
Dall'altra parte della città un ragazzo i cui tratti somatici assomigliano a quelli del tenebroso Rupert Everett, prima di scoprire la discografia di Velvet Underground comincia a trastullarsi con un paio di 45 giri che lo convincono ad acquistare la sua prima chitarra elettrica.
I dischetti sono Denise di Blondie e Jocko Homo di Devo, il ragazzo si chiama Pete Kember, nome che di lì a poco baratterà con l’epico pseudonimo Sonic Boom.
I due, nati lo stesso giorno e lo stesso mese del medesimo anno, novembre 1965, si conoscono proprio nelle aule del Rugby Art College, in breve nasce l'idea di mettere assieme una band con l'ausilio del comune amico Pete Bain.
Assai diverso l'approccio allo stesso strumento sebbene i due provengano da una comune esperienza di auto apprendimento: il modo di suonare la chitarra di Pierce è da subito abbastanza tecnico, molto più grezzo il tocco di Kember il cui modello deriva dal minimalismo selvaggio del crampsiano Brian Gregory.
Proprio la formazione di Poison Ivy e Lux Interior sarà la principale fonte di ispirazione per il primo concerto programmato il giorno di natale del 1982: "Suonammo solo una versione di O.D. Catastrophe lunga 20 minuti.
Erano presenti tutti i nostri amici, tre quarti di loro se ne andarono a metà concerto, quelli che rimasero ci dissero di non essersi mai sentiti presi così tanto in giro in vita loro".
Stante i ritmi piuttosto lenti della coppia, trascorrono alcuni anni in cui il gruppo si trasforma, attraverso minimi cambi di formazione e concerti dalla cadenza trimestrale, dallo stato di band collegiale a quello di rock band.
Occorre un nome e l'iniziale The Spacemen per quanto adatto pare orientato ad identificarli con l'immagine di una surf rock'n'roll band.
Convincere oggi una neonata congrega di rockettari ad eliminare l'articolo The davanti al proprio nome sarebbe come convincere il Papa che il sesso non è peccato, altri tempi allora: "Odiavo il The davanti al nome,-ricorda Kember-non volevo che la gente ci immaginasse come una band armata di Fender Telecaster e vestita di tute spaziali, così aggiungemmo un 3 rubandolo al poster di un nostro concerto che domandava: i tuoi sogni alla notte sono di 3 taglie troppo grandi?
Il 3 si adattava bene all'interno di un triangolo ed il tondo posto in cima alla piramide ricordava il terzo occhio.
Naturalmente togliemmo il The davanti al nome".

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