Le canzoni lunghe in genere non mi piacciono.
Ho poco tempo ed ancor meno pazienza.
Più in generale, e molto semplicemente, trovo che le cose brevi stanchino meno. Chi mi conosce ormai lo sa.
L’ultima volta che ho visto Chris ad un concerto mi ha detto: questi ti piacciono, non suonano più di mezz’ora.
Vero.
Una canzone che dura otto minuti e mezzo quindi è raro che possa incontrare il mio gusto.
E qualora fosse, la mia attenzione difficilmente riuscirebbe a rimanere desta sino alla fine.
Eppure Spitting Venom è una delle più belle canzoni che mi sia capitato di ascoltare da un bel po’ di tempo a questa parte.
Sarà che quando comincio a parlare dei Modest Mouse la mia obiettività scompare di botto.
Sarà forse che Isaac Brock è uno di quei personaggi che riescono a cogliere in pieno quel pò di misogina che sta nascosto da qualche parte dentro di me.
In mezzo a tante all star e facce slavate, Isacco è uno di quelli che non chiedono scusa.
Scorretto, ubriaco, sopra le righe.
E' uno di quelli che pare faccia sempre la prima cosa che gli frulla per la testa senza star lì a fare tanti calcoli.
Che sia convincere Johnny Marr a suonare la chitarra con lui o gettarsi in una rissa e presentarsi il giorno dopo sopra il legno di un palcoscenico con un occhio nero e pesto per una bottigliata rimediata in faccia.
La canzone parte che pare una ninna nanna.
Una specie di Violent Femmes nel bel mezzo di un black out elettrico.
Chitarra acustica e voce: we were spitting venom at most everyone we know, if the damned gave us a road map then we’d know just where to go.
Piano piano, senza fretta: let it all drop, let it all fall off.
Poi all’improvviso torna la luce.
Un minuto e ventotto: entra la chitarra elettrica e il tamburo batte il ritmo.
Sempre quello che gira in tondo, a spirale.
Un cerchio da cui non si esce, avviluppati alla voce di Isacco, che ora è rabbiosa.
La pazienza è finita.
Ma non è così, questa volta non è tempo di rabbia, il fragore si arresta e ricomincia tutto da capo: let it drop, let it all drop.
E la tastiera entra anche lei nel cerchio.
Quattro minuti e diciotto secondi, è qui che Isacco decide di piazzare l’uppercut emotivo.
Ancora adesso, dopo decine di ascolti, è in questo momento che qualcosa mi si annoda dentro.
Nell’attimo esatto in cui il ritmo a spirale viene doppiato dalle trombe.
Anche in questo caso è una roba fatta col niente.
Solo una tromba che ripete il ritornello lento.
Non è niente, però è abbastanza.
Dietro ripartono tutti gli altri strumenti, e ancora la tromba.
Potrebbe durare per sempre.
Vorresti che durasse per sempre.
E invece al momento giusto tutto finisce.
Otto minuti e ventinove secondi:
What a rotten thing to say, such an awful thing to say.
I didn’t mean to bite you, sorry.
What always did, what always had to slang.
Cheer up baby it wasn’t really always quite so bad for every bit of venom that came out the antidote was had.
It’s over, game over.
lunedì 7 gennaio 2008
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1 commento:
04 GIU. 2007: I 18 EURI SPESI MEGLIO PER UN CONCERTO!
...E SPITTING VENOM LIVE CON LE BATTERIE CHE VOLANO, LA TROMBA CHE TI SPACCA LO STOMACO E ISAAC (SANGUINANTE PER UNA PALATA SU UN OCCHIO) A TUTTO CUORE...Bè, CHI C'ERA SA!!!!
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