martedì 5 giugno 2007

We've Got Everything

Johnny Marr e la sua chitarra a sinistra, Isaac Brock e i suoi due microfoni a destra, in mezzo tastiere, tromba e il basso, dietro una doppia batteria.
Le canzoni dei Modest Mouse.
Il corto circuito è immediato, quanto è totale il successivo black out.

L'altro giorno stavo per cominciare a scrivere di quanto quest'anno mi sia annoiato a guardare concerti.
E’ stato quasi un obbligo il più delle volte andare ad ascoltare band spesso noiose e concettuali, altrove talmente leggere da evaporare prima ancora che le luci si accendessero a fine set, quasi sempre inutili per la storia della musica, anche quella a brevissimo termine.
E di come in realtà mi sia divertito solamente ai concerti di gente come LCD Soundsystem, !!! e Hot Chip.
The Modern Dance, probabilmente.
O forse il rincoglionimento della mezza età, il rifiuto di complicarsi ancora la vita e finalmente il desiderio di divertirsi per divertirsi.
That's Entertainment.
Ma Paul Weller la cantava triste e a fine corsa, qui mi auguro (illudo?) sempre di essere al principio della festa, in attesa dei fuochi d'artificio nel finale.

Le canzoni di Isaac Brock hanno accompagnato i pezzi delle mie ultime tre vite in maniera costante, insistente, addirittura sorprendente.
Nel senso che i Modest Mouse mi sono sempre piaciuti ma non sono mai stati tra i miei gruppi preferiti in assoluto.
I loro dischi, l'ho già scritto, mi hanno sempre fregato.
Approccio iniziale non convincente e poi piano piano ascolti che si ripetevano e salivano in valutazione.
Direi che i dischi dei tipi di Issaquah sono in assoluto quelli più replicati sui miei stereo negli ultimi anni.
Anche a distanza di tempo mi viene voglia di ripescarli, cosa che per i ritmi di oggi avviene sempre più raramente, con l'ingombro di minimo 4/5 nuove uscite settimanali da smaltire.
I Modest Mouse sono stati la colonna sonora di un matrimonio che andava in frantumi, poi di storie che si incastravano le une nelle altre, di un lavoro che non mi piaceva e che poi è finito per essere ideale, di un figlio che nasceva e di serate passate a selezionare dischi ovunque.
E ovunque credo di aver passato Float On tutte le sere che mi sono piazzato dietro ad una consolle.
Ed ancora continuo a farlo.

Ieri sera i Modest Mouse mi hanno scollegato dal mondo esterno.
Le loro canzoni significano troppo per me, e dunque non chiedetemi di essere obiettivo perchè non lo sarò.
E lo sarò ancora meno perchè ieri sera ho incontrato per la prima volta Johnny Marr.
Ma non è questo il momento per scrivere di lui e di This Charming Man e di quel vinile con Joe D’Alessandro in copertina regalato al mio vecchio amico.
E’ di Isaac Brock che mi va di scrivere.
Uno che avvicina pericolosamente i confini e calpesta le righe.
Non ha riguardo per nessuno, nemmeno per se stesso.
Ha un occhio pesto, la pancia troppo ingombrante e le braccia che paiono due prosciutti tatuati.
Canta come se ogni strofa fosse l’ultimo suono che debba uscire dalla sua gola.
Mentre i suoi Modest Mouse suonano decisamente più pop e più funky di quanto abbiano mai fatto.
La piccola svolta la si era abbondantemente intuita all'ascolto di We Were Dead Before the Ship Even Sank ed è stata confermata senza alcun dubbio ieri sera.
E questo mi piace.
Perché non ne posso più di fare fatica ad ascoltare dischi.
Non ho più molta voglia di farmi domande.
Sono stufo di incontrare studenti fuori sede che hanno la metà dei miei anni e pretendono di spiegarmi la verità, così come l’hanno imparata sull’ultimo numero di bloup.
Ogni tanto voglio gente che esageri e che non sia musicalmente corretta, gente che possa una volta tanto spostare gli equilibri e non solo cambiare il mio umore per una manciata di minuti.
Gente che esca dalla cameretta.

Qualche volta mi piace appassionarmi per gente i cui dischi entrano in classifica dalla porta principale.
Solo qualche volta, però.

4 commenti:

clodhead ha detto...

qualcosa mi fa pensare, che - presto - i Modest Mouse diventaranno la mia band del momento.

chris ha detto...

lo sai, a me hanno deluso.
vedo sempre più concerti e li apprezzo sempre meno.
spero ancora di rendermi conto di quando partecipo a qualcosa di speciale.
recentemente:
lisa germano e pere ubu in casa
sprklehorse gelb e dirty three in trasferta.

ma johnny marr valeva il prezzo del biglietto, ma di lui parliamo un'altra volta..

len ha detto...

..i miei concerti dell'anno sono stati i clap your hands a londra..e faccio davvero fatica a trovare una band che mi abbia tanto emozionato o comunque lasciato qualcosa..potrei parlare di Verdena e Afterhours...ecco (made in Italy..davvero strano). insomma..c'era talmente tanta carne sul fuoco...che alla fine non ci si è gustati nulla...
i modest li ascoltavo sempre quando andavo in bici in pineta (ahh bei tempi di forma fisica!)..perchè mi davano carica ma nello stesso tempo molto relax... ueeee....!!!!
io per un pò mi metto a dieta
(di concerti).

Anonimo ha detto...

la tua forma fisica è ottima anche adesso oserei dire.
sei sempre stupenda.