sabato 5 maggio 2007

...My Future Ain't What It Was...

Della serata Cool Britannia avevo cominciato a parlarne con Max del Covo già la scorsa estate, al riparo della tettoia dell'Hana-Bi.
O meglio, lui aveva cominciato a parlarne con me.
L'idea era sua del resto.
Un idea che mi piacque subito.
Una serata a tema, una volta al mese.
L'unica cosa che non mi convinceva del tutto, era la possibilità di impostare un intero set mensile limitando la scelta a musica britannica, per di più prevalentemente in uscita nel periodo a cavallo tra la fine degli anni '80 e la prima metà dei '90.
Dopo tre serate dedicate a questo argomento mi sono accorto di quanto infondate fossero le mie perplessità.
La scelta è talmente vasta da poter ribaltare la scaletta ogni serata.
E una delle cose più divertenti è che in una serata del genere si possono tranquillamente scardinare tutte quelle regole a cui diversamente ci sentiamo tenuti a dar retta.
Tipo evitare di infilare una serie di circa dieci canzoni appartenenti al repertorio di Smiths e Morrissey solista, almeno quattro canzoni di Happy Mondays, remix di Paul Oakenfold inclusi, ovvio, e non meno di tre Stone Roses a serata.
Non curarsi assolutamente di accostamenti che portano i Super Furry Animals appresso ai Prodigy.
Robe così.
E' in una serata del genere che verso le tre e trequarti, con una trentina di persone in sala, squagliate da caldo e alcool, ci si può prendere una libertà di quelle che servono per ricaricare la batteria.
Appiccicato agli ultimi battiti di un pezzo degli Underworld far partire il coro dei Kop, la storica curva dell'Anfield Road di Liverpool.
Settantacinque secondi in cui migliaia di voci intonano il refrain di You'll Never Walk Alone.
Certo ci aveva già pensato la buonanima di John Peel.
Del resto tutto quello che facciamo John Peel lo aveva già fatto anni prima.
Me ne sono accorto quando ho cercato in rete il pezzo e la prima scelta che è spuntata fuori è stata un estratto dalla compilazione curata dal defunto dj della BBC per il Fabric di Londra.
Comunque sia, quando ho fatto partire il coro le trenta persone in sala si sono bloccate immediatamente, le bariste hanno lasciato a metà i loro drink, Tommy e Bob seduti dietro al banco all'ingresso si sono girati, Max ha sgranato gli occhi.
Tutti sono rimasti fermi, immobili a guardarmi.
Solo qualche secondo.
Poi hanno cominciato a seguire le parole Walk on through the wind/Walk on through the rain/ Tho' your dreams be tossed and blown/Walk on, walk on With hope in your heart/And you'll never walk alone....
E allora anch'io, dal mio angolo dietro al piccolo mixer ho alzato le braccia e ho cominciato a cantare.
Come nemmeno Kevin Keegan dopo la finale di Coppa Campioni del '77.
Bello e intenso.
Finalmente.

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