Le classifiche di fine anno per me valgono il tempo che utilizzo a stilarle.
Diciamo più o meno cinque minuti.
E la compilo solo perché qualcuno me lo chiede, altrimenti me ne guarderei bene dal farlo.
Ma non è stato sempre così.
C’è stata un epoca in cui impiegavo almeno due settimane a sfogliare e studiare l’agenda dove appuntavo diligentemente i titoli di tutti i dischi acquistati nel corso dell’anno.
Poi ripassavo attentamente le recensioni dei mensili che avevo accumulato in casa nei dodici mesi precedenti.
E allora, solo allora, chiudendo mille dubbi e ripensamenti e dopo aver calcolato tutte le variabili possibili, redigevo la classifica.
Erano addirittura venti titoli per gli album ed altrettanti per i singoli.
Poi di quella playlist, così attentamente compilata, non ne facevo assolutamente nulla.
Giusto uno scambio con quei tre amici affetti dai miei stessi squilibri patologici, poi il pacchetto finiva dentro l'apoteosi radiofonica della prima trasmissione del nuovo anno a Radio Città 103.
Di nuovo una canzone da ogni disco, le stesse ascoltate e programmate mille volte nel corso dell’anno e giù a stendere analisi anch’esse già affrontate nei 365 giorni precedenti.
Una gran palla, insomma.
In effetti tutto questo non aveva senso per altri se non per me.
Oggi che quella lista viene resa pubblica su un giornale (vabbè sono anni che succede), adesso che quell’elenco avrebbe un minimo di senso, ecco ora non mi importa davvero un accidente di rendere noto quali sono stati i miei dischi preferiti nell’anno che sta andando a concludersi.
Anche perchè in fin dei conti quando le esigenze editoriali ci impongono l'analisi (diciamo al principio di novembre) abbiamo già in cuffia le prime uscite dell'anno successivo.
Soulseek, search files: 2007.
Tutto questo è finito nel mio frullatore mentale durante la pausa per il pranzo dell'altro giorno, mentre sfogliavo il numero di Rumore appena uscito.
E qui ci starebbe bene una bella analisi sul come i dieci titoli che mi sono scappati dalla punta della penna si equivalgano più o meno tutti tra loro, senza entusiasmare nè troppo nè troppo poco.
Sull'appiattimento degli ascoltatori, categoria di cui faccio parte, allineati al primo giudizio del blog che conta, malati di pitchforkdipendenza e impreparati a concentrarsi sulle migliaia di canzoni che ogni settimana piovono gratis dentro i loro/nostri ipod.
Ma come sempre non ho voglia e tempo per approfondire le cose, e allora più semplicemente constato il fatto che dei miei dieci titoli nemmeno uno è finito tra i venti preferiti dalla redazione del giornale.
E questo sì che dovrebbe farmi riflettere.
Perché anche leggendoli più volte quei venti titoli scelti dalla redazione, mi sono accorto che nella mia lista non avevo dimenticato proprio nulla.
Dunque sono veramente fuori dalle dinamiche del mercato discografico, anche da quello alternativo.
Tipo uno che sta ai margini di una faccenda già di per se molto marginale.
Così, tanto per dare alle cose una loro giusta proporzione.
Almeno una volta all'anno.
domenica 3 dicembre 2006
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3 commenti:
a questo punto sono curioso di leggere " il giornale" appena arriva anche a ravenna.
ti aspettiamo, lo sai vero?!
lo so, lo so.
e non vedo l'ora, anche se quello che ho letto circa l'ultimo sabato da voi non mi tranquillizza granchè....
dovrò inventarmi qualcosa per essere all'altezza.
un vero delirio sotto tutti i punti di vista. saprai uscirne dignitosamente quasi sbronzo come sempre
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