Poi il ricordo fresco di notti giovani, a concludere le domeniche e sigillare i fine settimana.
Nel patio di fronte la spiaggia, ancora profonda prima di arrivare al principio del mare, con la gente stivata, affanata dietro ai soliti ritmi.
Che sono quasi gli stessi che si spingono nelle orecchie anche nel resto dell'anno. Vecchie cose masticate troppe volte e battiti novelli digeriti troppo in fretta.
In mezzo a un certo punto di una certa sera mi ricordo di aver infilato pure Sex Beat. Con la voce rabbiosa e roca del vecchio Jeffrey Lee.
E come ogni volta che mi trovo a parlare di musica, anche solo a pensarne si levano ricordi, situazioni, suoni, facce.
Come quella di Jeffrey Lee.
La notte in cui lo incontrai era il 23 aprile del '92.
Le date di certi incontri mi sono rimaste come appiccicate addosso. Tanti piccoli tatuaggi sparsi ovunque. Numeri e nomi. Basta saperli cercare e loro saltano sempre fuori, pronti a raccontare una storia.
Il posto, un paesino dimenticato da dio. Ma non dalla nebbia.
Il locale si chiamava Kryptonight, nome di vocazione marveliana per uno strano edificio un tempo devoto alla disco music gommosa e stupefacente, destinato poi nel suo futuro a una riconversione supermarkettara. Ma allora di questo nulla si sapeva.
Era un giorno di mezzo nella settimana, poca gente di fronte a una delle ultime incarnazioni dei Gun Club. Lui diverse libbre sopra al peso di una volta, lo stesso capello stopposo che sbucava dai bordi di un cappellaccio.
"Una cosa pietosa e commovente al tempo stesso. Jeffrey Lee non si reggeva in piedi, sbagliò più o meno tutto, ma mi è bastato vederlo, proprio quando non ci speravo più. Dopo tutte queste autostrade e tutte queste lacrime".
Parole pescate a caso dal forum di un mensile.
Belle.
Ma io odio quei maledetti forum.
Quasi quanto i fottutissimi myspace.
Jeffrey Lee morì poco meno di quattro anni dopo.
Il 31 marzo del 1996.
dancing people's photo by baby in blue
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