In Inghilterra esistono sostanzialmente tre tipologie di band cui vale la pena interessarsi.
Quelle in grado di deviare, più o meno percettibilmente, la storia della musica pop (diciamo gente tipo Radiohead, Blur, Oasis, per restare ai tempi moderni), quelle capaci di azzeccare la canzone giusta, irresistibili per una stagione, ma fatalmente destinate ad inabissare il proprio nome nello spazio di una manciata di copertine dell’NME.
Infine ci sono quelle buone per davvero. Le riconosci dal fatto che nelle recensioni dei loro dischi sono solitamente inseriti i nomi di due band: The Fall e Wire e gli aggettivi angular e art rock, tanto nessuno capisce mai cosa significhi.
A questa terza categoria appartengono i Victorian English Gentlemens Club, un gruppo che meriterebbe attenzione fosse solo per il nome che si è scelto.
Loro in realtà non sono inglesi ma gallesi, e sono un trio a prevalenza femminile. Cantano tutti e tre, il chitarrista assomiglia vagamente a Stiv Blond, solo appesantito di qualche etto, la bassista pare una tipa carina, la batterista, che di nome fa Emma, ancora di più.
Il fatto che abbiano una canzone titolata Ban the Gin dovrebbe automaticamente eliminarli dal mio orizzonte, ché se davvero proibissero l'uso del gin certe serate svolterebbero diversamente.
In verità i loro testi sono talmente bizzarri e stralunati che non bisogna proprio prenderli sul serio.
Poi quella canzone è una scossa elettrica lunga 135 secondi.
Somiglia ad un provino scartato per sbaglio dai Pixies ai tempi di Come On Pilgrim.
E un pò tutto il disco fa quell'effetto lì, impigliato in chitarre sbragate e incerto se picchiare forte contro tutti gli spigoli vivi (eccoci all'angular di cui sopra) o aprirsi a ritornelli popolari.
A me sono venuti in mente anche i primi Adam and the Ants, per quella tribalità ritmica che accompagna certi passaggi.
Il disco buono per aprire la nuova stagione.
martedì 29 agosto 2006
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1 commento:
il gruppo non è affatto male anche se il tipo non mi assomiglia per niente..eheheh
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