Un paio di settimane fa mi è capitato di assistere ad una puntata di Che Tempo Che Fa, trasmissione che Fabio Fazio conduce all’ora di cena dei week end su Rai 3.
Ad un certo punto il conduttore ha domandato all’ospite, Franco Battiato, quali fossero i cinque episodi (o forse erano quattro, non ricordo) più importanti della sua vita.
La domanda era evidentemente oziosa e priva di risposta, un gioco più che altro.
Battiato ha comunque stilato il suo elenco.
Tra gli episodi ha citato un tema svolto in quarta elementare.
In quel tema, asseriva il cantautore siciliano, c’era già tutto il suo modo di essere.
Quello stesso tema, regalatogli molti anni dopo in occasione di un incontro con la sua vecchia maestra, gli raccontava che lui sostanzialmente neli anni non era cambiato per nulla.
E’ evidente che una constatazione del genere apre il campo ad una serie di considerazioni negative, del tipo: non cambiare nel tempo è sintomo di poca flessibilità, scarsa apertura alle idee altrui, presunzione di essere sempre nel giusto.
Cose così.
Tutto vero, certo.
Il punto, per come la vedo io, è che occorre cambiare senza per questo trasformarsi.
Ovvero restare fedeli a se stessi assecondando il trascorrere del tempo.
In altre parole ritengo essenziale evitare di mascherare il rincoglionimento senile con la magica scusa della maturità raggiunta.
Ecco il primo disco dei Los Campesinos! (assieme al secondo uscito sul finire del'anno) a me suggerisce la stessa sensazione che il vecchio tema ha suggerito a Battiato.
Per immagini, parole, attitudine, musica i Los Campesinos! sono stati per me il gruppo dell'anno.
Nessuna discussione.
Perchè è un affare personale e come tale non pretendo che gli altri lo comprendano.
Ma esigo che nessuno me lo venga a contestare.
domenica 28 dicembre 2008
A Year in Ten Steps (#3)
Los Campesinos! "Hold on Now, Youngster..." (Wichita)
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