lunedì 2 giugno 2008
bentornAti
La mia prima partita di football da spettatore me la ricordo come fosse ieri.
Era il diciannove di marzo del settantadue, una domenica.
Perché allora non c’erano santi, a pallone si giocava solo alla domenica, in qualunque serie la tua squadra si trovasse.
Le eccezioni erano rappresentate da quei club che al mercoledì giocavano in coppa semifinali e finali.
E a quei tempi una squadra italiana che arrivasse così in alto era sul serio un eccezione.
Nel millenovecentosettantadue la squadra della mia città, il Bologna FC 1909, vivacchiava a metà classifica in seria A, e con Juventus, Internazionale e Milan era uno dei quattro club che poteva vantarsi di non essere mai retrocesso nella serie minore.
Al vecchio stadio Comunale quel pomeriggio scendeva il Cagliari di Gigi Riva, la squadra che a sorpresa due anni prima era riuscita a vincere il suo primo scudetto.
Il Bologna che quell’anno si piazzò all’undicesimo posto, solo quattro punti sopra la zona retrocessione, schierava giocatori in grado di fare comunque la loro porca figura.
Gente come Savoldi, Perani, Bulgarelli e Fedele.
La partita finì due a uno per i rossoblu di casa.
Rete di Gregori, pareggio di Riva e immancabile autorete di Comunardo Niccolai.
Di quella domenica ho due ricordi assolutamente nitidi.
L’ingresso nello stadio, sotto la torre di Maratona, e all'improvviso davanti agli occhi un prato sterminato e meraviglioso, che sotto la luce del sole assumeva un colore unico in natura.
Poi l’urlo del pubblico un attimo dopo che il pallone si infilava nella rete.
Un rumore che solo in uno stadio è dato sentire.
Suppongo che tra qualche anno entrerò per la prima volta al vecchio Comunale, oggi intitolato al presidentissimo Renato Dall’Ara, con mio figlio.
Quel giorno mi prenderò un quarto d’ora di tempo prima di uscire di casa.
In quei quindici minuti proverò a spiegare a mio figlio che per amare il football le uniche due cose che contano sono quelle.
Quel verde unico di cui si colora il prato alla domenica e l’urlo della folla quando il pallone supera la linea di porta.
Il resto non è necessario, tutto il resto non conta.
Anzi il resto è un altra cosa che con il football non c'entra proprio niente.
La moviola e gli arbitri, Biscardi e la Canalis, Moggi e Moratti, le squadre con undici calciatori stranieri e le bandiere che non ci sono più.
Tutto il resto non conta proprio niente.
Spero di risultare chiaro e convincente nella spiegazione.
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5 commenti:
bello che l'essenza della nostra breve chiacchierata da spiaggia sia finita qui. Condivido tutto... quel verde e quell'urlo possono dare emozioni incontenibili, tutto il resto è noia a confronto.
meno bello, per quel che riguarda i miei colori (bianconeri), una retrocessione che, visti i presupposti, ci relegherà in C almeno per il prossimo lustro... e che il Bologna sia tornato in A con un allenatore cesenate è più sfottò che magra consolazione!
e comunque
"immancabile autorete di Comunardo Niccolai"
è un passaggio poetico notevolissimo.
Io non ricordo esattamente l'anno in cui per laprima volta sono stata allo stadio, ma so che dovevo avere cinque o sei anni, era Torino/Bologna, mi ricordo poco, qualche nome di giocatore, non so perchè del Toro, anche se in realtà ero lì a tifare Bologna.
Quando sono cresciuta, pur vivendo in Piemonte, ho avuto per diversi anni l'abbonamento al Bologna ed è sempre stata una grande passione, soprattutto l'atmosfera che si respira al Dall'Ara, dove si è tutti amici e tante persone conosciute su quei gradoni continuano ad esserlo ancora.
Hai ragione, sono le uniche cose che contano, peccato che in pochi lo capiscano.
Diego, la spiaggia mi ispira sempre.
Se solo abitassi al mare questo blog viaggerebbe al ritmo di un paio di post al giorno.
Poi un giorno su Comunardo Niccolai, l'artista dell'autogol, e sulla poesia dell'eterno loser che la sua parabola ispira, magari ci scriverò un bel post.
Mara: lieto che qualcuno che non conosco capisca quello che intendo dire, a volte mi pare di non riuscire ad esprimere appieno i concetti che ho in mente.
Bologna in A, Parma in B.
una splendida annata
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