Tre settimane di vuoto.
Mi auguro almeno di aver battuto ogni record tra i blog.
Ieri sera, scambiando due parole con Giacomo, mi chiedevo se questa assenza fosse dovuta a poca voglia di scrivere o alla latitanza di argomenti da trattare.
Sono io che sto dormendo o siete voi là fuori che non combinate nulla di interessante?
Poco dopo, guidando lungo la San Donato molto più vicino all’alba che al tramonto, giungevo alla conclusione che sono un po’ entrambe le cose.
Perché se è vero che non succede nulla - e se mi sto perdendo qualcosa vi prego avvertitemi che salgo in macchina e vi raggiungo - è anche vero che in queste ultime tre settimane quando ho acceso il computer è stato solo per scaricare la posta e ordinare qualche disco.
Quando invece quel dvd che mi ha passato Tyler giusto sabato scorso, un attimo prima di Scozia-Italia, era in effetti riuscito a scatenare nuovamente il sacro fuoco del rock and roll.
Ma su quello tornerò tra un po’, che per ora ho scritto giusto un paio di paragrafi.
Poi c’è quella cartella dal titolo Bad News (for People Who Love Good News) che è fatta e finita da tempo ma che non mi deciderò a pubblicare finché qualcuno in giro non comincerà a porsi le stesse domande che da tempo mi sto ponendo io sulla scena indie italiana.
Già che ho trovato la forza di aprire la videata di un nuovo post un grappolo di considerazioni a caso sul week end appena trascorso:
1) Gli Editors sono bravi e scrivono belle canzoni.
Sanno stare sopra un palco e sanno coinvolgere il pubblico che ha sorprendentemente (almeno per me) decretato il sold out in un posto grande come l’Estragon.
A me hanno cominciato ad annoiare a metà della terza canzone.
Mi hanno ricordato una versione dei Coldplay con alla voce Ian Curtis.
Che magari non è neanche una brutta cosa, ma non è certo ciò di cui ho bisogno in questo momento.
2) I Wombats sono dei tipici ragazzi inglesi pieni di birra ed entusiasmo.
Hanno sfiorato il sold out al Covo la stessa sera in cui gli Editors stipavano duemila persone a cinque chilometri di distanza da loro.
Certo il Covo è un locale molto più piccolo, però arrivando in affanno dal Parco Nord dopo essermi districato tra le duemila persone di cui sopra, la sala di Viale Zagabria mi ha sorpreso.
I Wombats non sono nessuno.
Ma hanno pubblicato un tris di singoli finiti tutti al centro del bersaglio, ed è già molto più di quanto la maggior parte dei gruppi inglesi siano capaci di produrre in un intera carriera.
Vederli in una sera di fine novembre con l’album ancora fresco di stampa, in mezzo ad un paio di centinaia di ragazzini euforici, è stata la classica cosa giusta al momento giusto.
3) Sono decisamente troppo vecchio per assistere a due concerti in due locali diversi nella stessa serata.
E sono ancor più vecchio per potermi permettere di presentarmi la sera dopo in uno di quei due stessi locali e giocare a fare il dj fino alle quattro di mattina.
Ma l’ho fatto.
Sono ancora vivo.
E pure piuttosto in forma.
Tanto che domani sera andrò a giocare a tennis tentando di allungare la striscia positiva che dura ormai da tre anni.
Sempre che D*Rock Daniele sia d’accordo, ovviamente.
4) Quella sfera gialla che se ne stava in mezzo al cielo in fondo a Via San Donato mentre me ne tornavo finalmente a casa questa sera, è la più bella luna che io abbia mai visto.
domenica 25 novembre 2007
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2 commenti:
bad news...
i know what you mean.
stesse identiche tre settimane di vuoto per me. Speriamo nella non ricaduta. Speriamo anche di farci un brindisi nel ravennate, perchè finora ti si è visto poco. Certo anch'io...
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