lunedì 22 ottobre 2007

Nice Guys Don't Play Good Music

A me piace andare veloce.
O meglio: non sono capace di andare piano.
Non è un vanto, solo una constatazione.
Anzi preferirei a volte muovermi con calma.
Invece anche quando non ci sarebbe alcuna fretta non riesco a rallentare il passo.
Per farlo devo stare fermo, non fare nulla.
Rimanere immobile.
Quando ero piccolo mia madre mi diceva sempre di mangiare adagio, masticando bene ogni boccone, altrimenti da grande mi sarebbe venuta l'ulcera.
Io al contrario, allora come oggi, sono sempre il primo a finire il cibo depositato sopra al piatto.

Poi col passare del tempo ho cominciato ad accumulare ore ed ore di attesa, ad aspettare che gli altri arrivassero.
Sono sempre in anticipo.
I viaggi mi servono solo per trasferirmi da un luogo all'altro il più rapidamente possibile.
Non ho mai subito la fascinazione della strada.
Kerouac on the road e la route 66.
Certo anche quello mi piacerebbe.
Ma non ce la faccio.
Quando sono seduto in macchina il mio scopo è arrivare.
Se posso non mi fermo all'autogrill nemmeno per un caffè.

Forse è per questo che a me, mediamente, la musica veloce piace più di quella lenta.
Ho bisogno di musica che scandisca il mio tempo e mi dia il ritmo.
Una colonna sonora adatta alla rotazione delle cose, le mie cose.
Ho cominciato seriamente a seguire l'evoluzione di musiche e costumi del mondo rock avvicinandomi al punk e da allora sono rimasto sempre nei paraggi.
Quando poi la velocità del suono della chitarra si abbina alla melodia del pop, il mio gusto trova il suo baricentro perfetto.
La prima volta che ascoltai Psychocandy dei Jesus and Mary Chain ne rimasi assolutamente folgorato, e ancora oggi ritengo che quel disco sia uno dei capisaldi della mia discografia personale.
Anche se lì, più che la velocità delle chitarre, il fulmine era il rumore del loro ritorno in feedback attraverso gli amplificatori.
Poi naturalmente la differenza, quella vera, la faceva il sottile strato di miele che alla fine rimaneva attaccato alle dita.
Just Like Honey, Babe.

E’ per questo che i Jakobinarina mi piacciono.
Perchè pur sapendo benissimo che il futuro c'è - e ci mancherebbe altro, alla loro età - fanno musica che presuppone l'assenza di un domani.
Musica suonata da chi pensa di non avere abbastanza tempo davanti, per chi di tempo non ne ha proprio più.
Del resto quando si è giovani non si dovrebbe vivere diversamente.
Da giovani si può essere solo veloci nell'agire e rivoluzionari nel pensare, perché poi a cambiare idea si è sempre in tempo.
Mentre dopo, invecchiando, fermarsi pare una sconfitta.
Una resa, come se a prendere respiro si smarrisse il filo del discorso e si riconoscesse l'impossibilità di essere ancora quelli di una volta.
Come diceva Paul Simonon in una vecchia intervista, riferendosi al suo gruppo:
"Forse ci stiamo autodistruggendo.
Può darsi che ci stiamo bruciando.
Ma noi viviamo.
E produciamo qualcosa.
Dormiremo quando saremo vecchi
".

1 commento:

len ha detto...

caro Art, ho appreso testè da un blog concorrente (ahah!) che i pete and the pirates suoneranno il 22 febbraio.....al COVO!
yeee
credo che questa notizia possa migliorare quel che resta del giorno...
buon halloween e buon set stasera!!