martedì 13 marzo 2007

Love Is the Drug

In Italia nessuno legge.
Non lo scopro certo io.
E io non sono nemmeno uno di quelli che tiene su la media.
Una sfogliata al quotidiano la mattina e una decina di libri l’anno, uno più uno meno.
Ci si inventa la scusa della mancanza di tempo, mentre si consumano settimanalmente ore davanti allo schermo di un computer.
O peggio ancora di fronte al televisore costantemente acceso anche quando lo stesso è destinato a fornire solo un inutile e disturbante sottofondo.
Poi capita che una domenica mattina di quelle più rilassate, ci si spalmi sul divano con la copia di un quotidiano del giorno.
Diciamo La Repubblica.
E succede che al centro del giornale, tra le pagine 40 e 41 ci si imbatta in un lungo articolo in memoria di John Belushi.
Che imperdonabile dimenticanza da parte mia, l'11 di marzo 2007, il venticinquesimo anniversario della morte del blues brother.
E che bell'articolo ne ha invece tirato fuori Aldo Nove.
Leggere un pezzo del genere dovrebbe convincere chiunque che leggere non solo è salutare, ma è addirittura indispensabile.
A grappolo e in confusione copio e incollo pochi dei tanti passaggi degni di essere scolpiti nella memoria:

"Allora l’incoscienza ci proteggeva dalla noia mortale che affligge il mondo quando le regole lo soffocano, oggi, a quarant’anni è bene ricordare ancora che il mondo può essere diverso, che si possono forzare i limiti e accelerare per gioia.
In questi anni bui, in cui anche la trasgressione di una sigaretta è diventata un peccato mortale, è bene ricordarlo: è bene ricordare che la vita in sé, se è vissuta, fa male, fa male comunque e tanto vale viverla, è inutile morire sani se non si è vissuti.
John Belushi credeva nella vita e trasmetteva questa credenza.
La metteva in atto nella sua vita senza freni.
Contagiava l'idea di trasformare la vita in festa.
Oggi è un messaggio quanto mai rivoluzionario.
Oggi che ci si droga per lavorare.
Oggi che ci droghiamo di pessimismo e abbiamo paura di tutto.
Meglio sarebbe oggi drogarsi di qualcos'altro.
Come un tempo e con lo spirito di quel tempo."

Se domenica scorsa non vi è capitato di leggere La Repubblica, andate dal vostro giornalaio e chiedete se ve ne procura una copia.
Oppure fatemi un fischio che ve la fotocopio io.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Molto bello il blog. Complimenti.
Ciao, A.


love-less.splinder.com

patrick bateman ha detto...

Grazie.
I miei rispetti a Loveless zine.
Rock'n'Roll!

chris ha detto...

risvegli sempre più spesso una certa amarezza. ma come ti capisco. significativo quel: "oggi ci si droga per lavorare". pur conoscendo anche gente del genere non mi era mai sembrato così triste.