Sinora non mi ero mai fermato a pensarci, ma in effetti stento a ricordare le modalità precise per cui sono venuto in contatto con molti dei dischi che poi hanno in qualche modo suggestionato la mia vita.
Dove è partita esattamente la scintilla che mi ha spinto in quel piccolo negozio nel centro di Modena ad acquistare il sette pollici di Demolition Plot J-7 dei Pavement?
Quando è stata la prima volta che ho sentito pronunciare la sigla Velvet Underground?
Chi mi ha convinto a comperare il vinile del primo disco dei Suicide?
La questione non è decisiva, però è strano per quanto la musica ha sin qui condizionato la mia vita non rammentare il come certi meccanismi si siano messi in moto.
La questione non è decisiva, però è strano per quanto la musica ha sin qui condizionato la mia vita non rammentare il come certi meccanismi si siano messi in moto.
Per i Modest Mouse no.
Ricordo esattamente come è successo.
Il primo a parlarmene fu Giovanni.
L’unica carica istituzionale che ricopriva all’epoca, se non ricordo male, era quella di ascoltatore della mia trasmissione radiofonica.
Avevamo da poco valicato la metà degli anni '90, le sue sessioni live nell’etere del sabato pomeriggio, la Unhip Records, Murato, erano tutte cose in là a venire.
Giovanni era talmente insistente sull’argomento, che i miei amici che lo conobbero a quei tempi lo soprannominarono Modest, nick name che si porta appresso ancora oggi.
Alla fine mi convinse ad ordinare una copia del sette pollici di Broke e una del loro primo album This Is a Long Drive for Someone With Nothing to Think About, disco che comunque avrebbe meritato l’acquisto anche solo per il titolo.
Oltre al parere di Giovanni, la presenza di Calvin Johnson - backing vocals in una traccia dell’album e produttore del 45 giri - era per me garanzia sufficiente.
Quei dischi li ordinammo per posta alla loro piccola casa discografica, la Up Records.
Ricordo esattamente come è successo.
Il primo a parlarmene fu Giovanni.
L’unica carica istituzionale che ricopriva all’epoca, se non ricordo male, era quella di ascoltatore della mia trasmissione radiofonica.
Avevamo da poco valicato la metà degli anni '90, le sue sessioni live nell’etere del sabato pomeriggio, la Unhip Records, Murato, erano tutte cose in là a venire.
Giovanni era talmente insistente sull’argomento, che i miei amici che lo conobbero a quei tempi lo soprannominarono Modest, nick name che si porta appresso ancora oggi.
Alla fine mi convinse ad ordinare una copia del sette pollici di Broke e una del loro primo album This Is a Long Drive for Someone With Nothing to Think About, disco che comunque avrebbe meritato l’acquisto anche solo per il titolo.
Oltre al parere di Giovanni, la presenza di Calvin Johnson - backing vocals in una traccia dell’album e produttore del 45 giri - era per me garanzia sufficiente.
Quei dischi li ordinammo per posta alla loro piccola casa discografica, la Up Records.
Qualche anno dopo ci andai in gita alla sede della Up Records, in un ampio scantinato nel centro di Seattle, vicino alla Sub Pop.
Erano i tempi in cui mi piaceva cercare di capire come funzionavano le cose dal di dentro.
Di lì a poco li vidi dal vivo un paio di volte i Modest Mouse.Erano i tempi in cui mi piaceva cercare di capire come funzionavano le cose dal di dentro.
All’inizio di novembre del 2000 al Covo, la prima ed unica volta che passarono dall’Italia.
Fu un sabato sera incredibile.
Cominciato alla stazione di Bologna dove recuperai un paio di Yuppie Flu di ritorno da un tour inglese, proseguito poi a casa mia con un primo tentativo di mettere fuori legge il tasso alcolico collettivo e culminato dentro il locale colmo, di fronte ad un Isaac Brock decisamente più fuori giri di noi.
Fu un concerto criticato da molti per lo sciabolamento totale del cantante dei Modest Mouse.
A me piacque proprio per quello.
Ricordo che il batterista indossava una bellissima t-shirt della Electric Light Orchestra.
Pochi mesi dopo li incontrai di nuovo a New York, suonavano da head liner all’Università.
Di spalla avevano mAKE-UP e Blonde Redhead.
Una gran figata, in effetti.
Una delle stranezze del rapporto tra me e i topi di Issaquah (ma tu pensa che cazzo di paese si sono scelti per nascere) è che mi ritrovo sempre a recensire io i loro dischi.
Una gran figata, in effetti.
Una delle stranezze del rapporto tra me e i topi di Issaquah (ma tu pensa che cazzo di paese si sono scelti per nascere) è che mi ritrovo sempre a recensire io i loro dischi.
E' successo per The Lonesome Crowded West, per Good News for People Who Love Bad News, per il mini uscito su K records.
Ho il sospetto che mi siano toccati in sorte anche ai tempi di The Moon and Antartica e della raccolta di singoli Building Nothing Out of Something, ma non ne sono sicuro.
Di certo succederà anche per We Were Dead Before the Ship Even Sank, sul giornale in edicola dal primo di aprile.
Non ho ancora capito se è perché agli altri del giornale non interessi nulla di loro o se è perché sono sempre il primo a proporre la recensione quando c’è in vista un loro nuovo disco.
E il bello è che i Modest Mouse mi fregano sempre.
Non ho ancora capito se è perché agli altri del giornale non interessi nulla di loro o se è perché sono sempre il primo a proporre la recensione quando c’è in vista un loro nuovo disco.
E il bello è che i Modest Mouse mi fregano sempre.
Perché le loro canzoni sono di quelle che partono piano per poi crescere inesorabilmente ascolto dopo ascolto.
Così per non sbilanciarmi mi capita di scrivere roba tutto sommato freddina, quando non delle vere e proprie cazzate, tipo chiudere la recensione di Good News for People Who Love Bad News con una frase del tipo: un senso di incompiutezza che continua ad accompagnare un buon gruppo che ancora non riesce a dimostrarsi ottimo.
Così per non sbilanciarmi mi capita di scrivere roba tutto sommato freddina, quando non delle vere e proprie cazzate, tipo chiudere la recensione di Good News for People Who Love Bad News con una frase del tipo: un senso di incompiutezza che continua ad accompagnare un buon gruppo che ancora non riesce a dimostrarsi ottimo.
Quando invece so benissimo che i Modest Mouse assieme ad Arcade Fire sono l'UNICO gruppo rock (non indie, ma ROCK) che vale la pena di ascoltare sempre e comunque.
E allora per il nuovo cd mi sono sbilanciato subito.
Perché so già che a fine anno terminerà tra i miei cinque favoriti, come è successo per tutti gli altri dischi.
E allora per il nuovo cd mi sono sbilanciato subito.
Perché so già che a fine anno terminerà tra i miei cinque favoriti, come è successo per tutti gli altri dischi.
Dunque tanto vale accorgersene subito.
E per una volta rischiare di peccare in eccesso anzichè in difetto.
We Were Dead Before the Ship Even Sank è uscito in America il 20 marzo.
2 commenti:
mai banale. sempre un piacere seguire i tuoi neuroni alla ricerca di se stessi.
caro mr. crown, qualcuno dovrà pur alzare il livello.
se non ci proviamo noi, vecchi punk e calamari neri, chi altro può farlo?
fino all'ultimo neurone!
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