mercoledì 3 gennaio 2007

Nice in Nice

Quando uscì Bastogne io ci rimasi un po’ male.
Non mi quadrava il confronto con Jack Frusciante è uscito dal gruppo.
Che era stato per me un libretto folgorante, dotato di un gancio pop immediato, neanche fosse un quarantacinque giri dei Cure.
Un paio di anni prima, i giorni in cui lessi Jack Frusciante erano quelli in cui scollinavo la soglia dei trenta, infilandomi nella mia seconda vita, ignaro che dopo quella ce ne sarebbe stata una terza e poco dopo pure una quarta.
I trent’anni e un matrimonio parevano il traguardo, la pacificazione.
Mi sarei presto reso conto che la linea d’arrivo in realtà non esiste.
Per fortuna.
Mi piacerebbe rileggerlo oggi quel libro, per vedere l'effetto che fa.
All’epoca della sua uscita Bastogne invece lo trovai troppo poco simile a me.
Alla mia vita di allora.
Un po’ come il Nick Hornby post Alta Fedeltà, insomma.
In seguito quel libro, nominato come quella città della Francia che porta memorie di guerra, ma pure di epiche ciclistiche, l’ho rivalutato. Eccome.
Del resto il Brizzi sarebbe ancora l’unico in grado di convincermi a leggere il manuale di istruzioni del mio nuovo dvd, semmai qualcuno trovasse l'ardire di farlo redigere a lui.
Così finalmente imparerei ad usarlo.
Il dvd, intendo.
Mi è sempre piaciuto lo stile del Brizzi, e per come la vedo io potrebbe scrivere di qualunque cosa e continuerei a leggerlo.
Mi è simpatico.
Anche dopo che ha cominciato a descrivere pannolini e pappe.
Quando come un cerchio la quotidianità della mia vita ha nuovamente trovato familiari le sue pagine, innestando uno strano e detestabile corto circuito.

Un paio di anni fa, alla festa per il decimo compleanno di Jack Frusciante, ero dietro al mixer assieme a un paio di amici a passare un po’ di dischi.
Sul palco Brizzi leggeva passi del libretto.
Dopo di lui suonava Federico Fiumani, che quella sera pareva essere l’unica persona più anziana di me (a parte Fabio si intende, ma con lui è solo questione di un mese e spiccioli).
Qualche settimana fa è stato il turno di Bastogne, dieci anni anche da lì.
L’All Nighter Party celebrato al Covo mi dicono essere stato memorabile.
Non sono andato.
Perché le cose cambiano anche quando non vorresti e opporsi a volte è impossibile.
Però sono andato in libreria per cercare l’edizione a fumetti di Bastogne, testo di Brizzi ovvio, disegni di Maurizio Manfredi.
E’ un po’ tardi per consigliarlo, ma sarebbe stato un bel regalo di Natale.
Per chi non ricordasse bene quelle pagine, o per chi non le avesse mai lette, un passaggio che riporta una conversazione splendidamente surreale.
Una roba che sarebbe piaciuta parecchio anche al mio vecchio amico Bret Easton e che mille volte avrei voluto pronunciare io in mille occasioni.
La riporto così come l’ho ritrovata verso la fine del libro.
Fuori dal contesto potrebbe non significare nulla.
Per me, al contrario, dice ancora tutto.
Soprattutto mi spiega a posteriori il perché laggiù, al principio della mia seconda vita quel libro non collimasse con i miei pensieri, mentre ora coincide così perfettamente, e conferma quanto sbagliato fosse il momento che allora stavo vivendo:
Cousin Jerry: "…non ti dicono niente opere come Solid Pleasure degli Yello? O devo scomodarti la potenza fondativa dei Television? Dei Talking Heads?
Com’è possibile che non ti interessino i Cure, o i Devo, o i Public Image Limited?"

Palpebrabella: "Oh, i Public Image Limited! Proprio loro! Ti dico, per me sono musica minore, tarata. Vedi, tutti questi gruppi new wave partono da presupposti troppo minimali. E’ musica da tinello".
Ermanno Claypool: "Ci ha aperto gli occhi, a me e Cousin Jerry, l’indifferenza con cui citi Bertolucci e Mario Schifano e quelle altre stronzate tipo le chitarre tricordi siberiane o i contrabbandieri macedoni.
Perché a te il punk e la new wave fanno schifo, è chiaro.
I vecchi quattro quarti in batterie. Le nuove sonorità elettroniche. Che tristi banalità, vero?
Forse ho deciso di devastarti quando hai detto che i Public Image Limited sono musica da tinello. I grandissimi PIL. Un vocalist della portata straziante e punk di John Lydon, la chitarra di Keith Levene, con tutto l’odore di saga londinese che si lascia alle spalle, e Jah Wobble, spaventapasseri tossico, al basso.
Tanto per citare la formazione originaria, caro il mio faccino di cazzo.
Ti sei scavata la fossa con quel “musica da tinello”.
Se ti risparmiavi quell’apprezzamento irripetibile sui supremi Public Image Limited, magari ti saresti potuta sposare un giorno. Avresti potuto avere dei figli, diventare procuratore legale, fare altre cacate offerte dalla slot-machine della vita".

Applausi.
Sipario.

1 commento:

madam, i'm adam ha detto...

in realtà questo è il miglior libro, o almeno il più amfetaminico e dettato dalle storie del buon Pazienza, di Brizzi.
io sinceramente non riesco ad entusiasmarmi oltre nel lavoro, peraltro di rivisitazione linguistica non peregrina di Brizzi.
Un buon primo libro, un terzo altrettanto buono, in mezzo il capolavoro, dopo......