giovedì 1 febbraio 2007

24 Hour Party People

Un flash back lungo vent'anni
Quando al Covo si ballava nella stanza di mezzo, quella che oggi è una specie di largo corridoio su cui si affaccia il guardaroba e da cui emerge il back stage del famigerato gate 1.
Ovviamente allora non esisteva il guardaroba e la sala era decisamente più ampia, ma rimaneva pur sempre il soggiorno di un casale.
In fondo stavano i dj, Albert e Fede, con i Technics appoggiati sopra un tavolaccio da osteria, le puntine pronte a saltare tra i solchi dei vinili ad ogni urto come al vibrare del pavimento.
Un angolo di Manchester importato ogni weekend all'incrocio tra Viale Zagabria e San Donato, con i ragazzi fitti a ballare finanche sulle panche appoggiate alle pareti.
E attaccati a quelle pareti pendevano poster incorniciati come fossero quadri d'autore.
Il mio preferito era una grande fotografia di Bobby Gillespie in bianco e nero, sotto ad una frase.
Un parallello tra i suoi Primal Scream e l'Olanda del '74, quella di Cruyff, Neskeens e Krol, di Jongbloed e dei gemelli Van De Kerkhof.
Quelle serate, come del resto quell'Olanda, furono memorabili.
Notti a base di vodka e kahlua, Happy Mondays e Stone Roses. Materiale da girarci una versione provinciale di 24 Hour Party People, con Dedu e Yanez nei panni di Tony Wilson e Martin Hannett.

Sfogliare in questi ultimi giorni le migliaia di dischi infilati dovunque in casa mia alla ricerca dei suoni di quegli anni mi ha fatto un effetto strano.
Ho scoperto cose che nemmeno ricordavo di avere mai comperato, scovato copertine vuote il cui contenuto si è smarrito chissà dove, probabilmente annegato in qualche pozza di birra.
Ho trovato dischi del cui possesso dovrei vergognarmi ed altri la cui presenza ingigantisce l'orgoglio per il buon gusto dimostrato nell'acquistarli.
L'unica misera constatazione che mi è balzata alle orecchie dopo il (ri)ascolto di qualche canzone, è che all'epoca nei club ci si divertiva di più e si ascoltava musica peggiore di quella che è possibile ballare e ascoltare oggi.
Sarà ancora una volta solo una questione di età e nostalgia?
O c'è qualcos'altro di cui dovrei accorgermi ma che ora mi sfugge?
Sabato sera si torna indietro, vediamo che succede.

2 commenti:

MucoMarx ha detto...

Hai ragione: nell'Inghilterra di quegli anni - i primi '90, se ho ben capito - spadroneggiava un sistema moggesco, una triade (NME, Melody Maker, Select) che neanche Giraudo, Bettega e Lucianone ai tempi belli (per loro). E così i gruppi che ricordavamo da zona Uefa, riascoltati oggi sembrano piuttosto da zona retrocessione.
Gillespie non aveva tutti i torti, a paragonare i suoi Primal Scream all'Olanda del '74: come le nazionali più forti e/o innovative quasi mai hanno vinto il Mondiale (vedi l'Ungheria di Sebes nel '54, l'Italia di Bearzot nel '78, il Brasile di Santana nell'82, l'URSS di Lobanovsky nell'86 e, per l'appunto, l'Olanda di Michels nel '74), così accade spesso che i gruppi più meritevoli d'attenzione siano relegati al ruolo di "beautiful losers".
Quanto al "24 Hour Party People de noantri", che si faccia! Ma a patto di usare la stessa ironia di Winterbottom, che ha assegnato la parte di Tony Wilson a un comico come Steve Coogan. Perché anche l'altra tua "misera constatazione" corrisponde a verità: erano anni davvero spensierati, quelli.

Anonimo ha detto...

remember my dear: "plastic face can't smile the white out"... che è tutto dire!