domenica 11 marzo 2007

La Haine

L'undici marzo del Settantasette me lo ricordo ancora bene.
La valenza di quella data è per me sotto certi aspetti simile a quella del primo giugno dell'Ottanta, quando quattro ragazzi inglesi piazzati sopra un palco in Piazza Maggiore deviarono irreparabilmente il mio modo di intendere la musica e, ahimè la vita.
Benché mi renda perfettamente conto che ogni gesto che compiamo possa ritenersi in qualche modo politico, a me della politica, devo ammettere, è sempre interessato abbastanza poco.
Molto meno che della musica, comunque.
Meglio: la politica non mi ha mai appassionato.
Ma quello che accadde a Bologna l'undici marzo del Settantasette ha certamente influenzato pesantemente la mia visione delle cose, la mia considerazione delle persone, delle istituzioni e della politica tutta.
L'assassinio di un ragazzo di 25 anni da parte di un carabiniere - niente scuse, niente estintori sollevati in aria, ma un colpo di fucile sparato alla schiena di un giovane che stava scappando - i blindati parcheggiati lungo via Zamboni, la cappa densa dei lacrimogeni sopra al centro storico e l'autista dell'autobus che gridava di stare giù, accucciarsi bassi sotto la linea dei finestrini per evitare le parabole disegnate nell'aria dai cubetti di porfido.
Tutto dentro la cerchia delle mura della città più libera del mondo.
Quella città che agli occhi di un bambino di tredici anni (si, trent’anni fa a tredici anni si era ancora bambini) era il posto, oltre che più libero, anche più bello dell’universo intero.
Quella giornata, e quelle che la precedettero e la seguirono da vicino, furono una specie di iperbole in miniatura per definire la fine dell'innocenza, un pò come la (supposta) innocenza di una intera generazione si ritiene essere stata assassinata assieme a Meredith Hunter il giorno in cui gli Stones suonarono ad Altamont.
Il sei dicembre del Sessantanove.
Una roba che Ellroy ci avrebbe scritto un libro.
La Bologna narrata da Loriano Macchiavelli come la Watts della rivolta nera a Los Angeles descritta nelle pagine di L.A. Confidential.
I pugnali degli Hell’s Angels come la carabina di Tramontano.
O quasi.

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